STORIA DEL MONASTERO
tra cultura e tradizione
Consuetudini
Molte delle consuetudini eremitiche avellanite erano pressoché identiche a quelle in uso all’Eremo di Camaldoli e in altri luoghi romualdini ed anche la Regula vitae eremiticae scritta da San Pier Damiani per Fonte Avellana ha molti elementi in comune con le Constitutiones del Beato Rodolfo, IV priore di Camaldoli..
Lo sviluppo di Fonte Avellana iniziò con San Pier Damiani, alla cui forte personalità si devono non solo il nucleo originario della costruzione, ma più ancora l’impulso spirituale, culturale e organizzativo che resero l’eremo centro d’attrazione e di diffusione della vita monastica e che influirono fortemente sulla riforma religiosa e sulla vita sociale. Grazie a questa figura eccezionale di monaco e di uomo di chiesa, il monachesimo avellanita e camaldolese ha potuto presentarsi, nella sua storia pluricentenaria, come esperienza qualificata del cristianesimo. In questo eremo, infatti, si formarono circa cinquanta vescovi e un folto stuolo di monaci noti per santità e dottrina.
Tradizione
Una tradizione costante e molto antica vuole che anche il Sommo Poeta Dante Alighieri sia stato ospite di questo monastero che cantò nella Divina Commedia:
“Tra due liti d’Italia surgon sassi,
e non molto distanti a la tua patria,
tanto che i troni assai suonan più bassi,
e fanno un gibbo che si chiama Catria,
di sotto al quale è consecrato un ermo,
che suole esser disposto a sola latria”
Secondo gli Annales Camaldulenses Dante nel 1318 era ospite di Bosone di Gubbio e in quell’anno sarebbe venuto a Fonte Avellana.
ll Monastero di Fonte Avellana
Il monastero è uno scrigno di bellezza e sobrietà naturalistica che può offrirti le ricchezze della sua tradizione spirituale e culturale.